Leggi di Keplero

Prima Legge (1608)

Parametri caratteristici dell'orbita

L'orbita descritta da un pianeta è un'ellisse, di cui il Sole occupa uno dei due fuochi.

Keplero elimina dall'astronomia le sfere celesti e ipotizza per i pianeti un moto diverso da quello circolare. Poiché l'ellisse è una figura piana, i moti dei pianeti avvengono in un piano, detto piano orbitale. Per la terra tale piano è detto eclittica.

La distanza dei pianeti dal Sole non è costante, ma varia da un massimo (afelio) ad un minimo (perielio).

 

Seconda Legge (1609)  o Legge delle Aree

Il raggio vettore che unisce il centro del Sole con il centro del pianeta descrive aree uguali in tempi uguali.

1. La velocità orbitale non è costante, ma varia lungo l'orbita. Ne segue quindi che la velocità orbitale è massima al perielio e minima all'afelio. Per l'orbita qui raffigurata, la velocità al perielio è circa 3 volte la velocità all'afelio.

2. Il momento angolare orbitale del pianeta si conserva.

3. La velocità lungo una determinata orbita è inversamente proporzionale al modulo del raggio vettore.

4. Sul pianeta viene esercitata una forza centrale, cioè diretta secondo la congiungente tra il pianeta e il sole.

Terza Legge (1619)

I quadrati dei periodi di rivoluzione dei pianeti sono direttamente proporzionali ai cubi dei semiassi maggiori delle loro orbite.

 Questa legge è valida anche per i satelliti che orbitano intorno ai pianeti e può essere espressa in forma matematica nel modo seguente:T^2= K \cdot {a^3}, dove K è una costante (a volte detta di Keplero), che dipende dal corpo celeste preso in considerazione (il Sole o qualcuno degli altri pianeti).

Per un'orbita circolare la si riduce a: T^2= K \cdot {r^3}dove r è il raggio dell'orbita.

 

Alberto Imbaglione II B

Limiti di validità delle leggi di Keplero

Va specificato che le leggi di Keplero sono precise nella misura in cui sono soddisfatte le seguenti ipotesi:

(Immagini e testo: ripresi da Wikipedia)