L'orbita descritta da un pianeta è un'ellisse, di cui il Sole occupa uno dei due fuochi. Keplero elimina dall'astronomia le sfere celesti e ipotizza per i pianeti un moto diverso da quello circolare. Poiché l'ellisse è una figura piana, i moti dei pianeti avvengono in un piano, detto piano orbitale. Per la terra tale piano è detto eclittica. La distanza dei pianeti dal Sole non è costante, ma varia da un massimo (afelio) ad un minimo (perielio). |
Il raggio vettore che unisce il centro del Sole con il centro del pianeta descrive aree uguali in tempi uguali. 1. La velocità orbitale non è costante, ma varia lungo l'orbita. Ne segue quindi che la velocità orbitale è massima al perielio e minima all'afelio. Per l'orbita qui raffigurata, la velocità al perielio è circa 3 volte la velocità all'afelio. 2. Il momento angolare orbitale del pianeta si conserva. 3. La velocità lungo una determinata orbita è inversamente proporzionale al modulo del raggio vettore. 4. Sul pianeta viene esercitata una forza centrale, cioè diretta secondo la congiungente tra il pianeta e il sole. |
I quadrati dei periodi di rivoluzione dei pianeti sono direttamente proporzionali ai cubi dei semiassi maggiori delle loro orbite. Questa
legge è valida anche per i satelliti
che orbitano intorno ai pianeti e può essere espressa in forma
matematica nel modo seguente: Per
un'orbita circolare
la si riduce a: |
|
Alberto Imbaglione II B |
Va specificato che le leggi di Keplero sono precise nella misura in cui sono soddisfatte le seguenti ipotesi:
la massa del pianeta è trascurabile rispetto a quella del sole;
si possono trascurare le interazioni tra diversi pianeti (tali interazioni portano a leggere perturbazioni sulla forma delle orbite).
(Immagini e testo: ripresi da Wikipedia)